Iniziamo con una premessa: sento parlare del Pinguinos da tanti anni, ma non ho mai pensato seriamente di andarci, in quanto a detta di tutti per arrivarci dall'Italia ci vogliono almeno sei giorni, con relativi costi. Né prima da studente né adesso da lavoratore sarei mai riuscito a trovare il tempo ed i soldi per farlo nel modo tradizionale. Allora è nata questa idea: ma chi l’ha detto che servono tutti questi giorni? In fondo mi è già capitato di fare più di 1700 km al giorno, oltretutto in questo caso si possono fare quasi tutti in autostrada, cosa che d’inverno è sempre più prudente… Così ho deciso di tentare, fisicamente sono molto allenato a guidare per tante ore, inoltre, anche perché sono spesso in giro per il mondo, ho un orologio biologico sballatissimo, il che mi permette di saltare pasti e dormite per molte ore senza sentire fame o sonno. Dico queste cose non per esibizionismo, ma per evitare di dare un esempio negativo e mettere in guardia chi volesse guidare tutta notte al freddo senza avere dormito: si può fare, ma richiede una certa preparazione, e una certa predisposizione fisica.
Ora veniamo alla cronaca:
Venerdì sveglia come al solito alle 7. La moto è già caricata dalla sera prima, ed io lo sono ancora di più. Anche l’abbigliamento da moto è pronto appoggiato sul letto, in modo da perdere il minor tempo possibile per prepararmi la sera quando tornerò a casa. Prima di andare in ufficio passo dal garage a controllare le moto. Vorrei partire subito, ma non si può… la giornata sembra non passare mai, alle 17:30 spengo tutto e decido di andarmene, ma i collaboratori continuano ad interrompermi con mille domande… riesco ad andarmene solo quando mancano pochi minuti alle 18. E’ tardissimo! Corro a casa, mi butto sotto alla doccia, mi vesto e riesco a partire solo alle 18:40.
Parto sotto una pioggia abbastanza forte, che non accenna a smettere. Il timore maggiore però è la neve: il primo posto dove temo di incontrarla è il tratto della A26, dove invece per fortuna c’è solo pioggia. Alla pioggia per tutta la A10 si aggiunge anche il vento, ma ancora neve non se ne vede, anche qui temevo di poterla incontrare nei tratti più in quota verso il confine. Entro in Francia alle 23. Con sorpresa da Menton fino a Nice trovo una nebbia fitta, e questo è l’unico tratto senza pioggia che faccio durante tutta la notte. Da Nimes in poi, oltre alla pioggia incontro un vento con raffiche fortissime, che mi costringe ad un’andatura ridottissima. Quando sono vicino a Toulouse, alla vista della pubblicità di un Motel lungo l’autostrada, medito di fermarmici. Il vento e la pioggia sono davvero forti, e l’idea di una doccia calda e di un letto morbido in cui riposare, per poi l’indomani mattina con calma rientrare a casa, è effettivamente invitante. Ma ripensandoci, mi sono fatto già 11 ore e 1000 km sotto l’acqua, non può finire così. Mi fermo comunque in un parcheggio con servizi, capisco che sto arrivando al limite. Vedo che davanti ai bagni, sul marciapiede, c’è una tettoia. Ci vado sotto, metto la moto sul cavalletto, e non vedendo panchine l’unica superficie piana che trovo è il pianale dei lavandini in bagno. E’ bagnata, ma io lo sono di più. Probabilmente è anche sporca, ma anche in questo caso mi sa che vinco io. Senza neanche togliere i guanti e il casco, mi ci corico sopra, con l’intenzione di far riposare gli occhi un paio di minuti. Invece mi addormento proprio, e mi sveglio di soprassalto con un dolore forte, un crampo ad un polpaccio. Ci metto un attimo per realizzare dove mi trovo, ed immediatamente appena realizzo guardo l’ora terrorizzato. Ma per fortuna sono passati solo 38 minuti. Benedetto crampo! Mentre aspetto che passi il dolore alla gamba bevo un po’ di caffè dal termos. E ora via, c’è un pinguino che mi aspetta. Rido all’idea del motel che mi frullava in testa un’ora prima. Sono stato 38 minuti sul ripiano dei lavandini, ma è come se avessi dormito 15 ore in un letto morbido e caldo, sono carico a mille. E pronto per il terzo punto critico del viaggio, i Pirenei. Ci arrivo quando ormai è l’alba di Sabato mattina, e con sorpresa anche qui niente neve, in compenso prendo una forte grandinata! Da Burgos in poi, finalmente, il tempo è asciutto. Dopo 1450 km d’acqua, intervallati solo da 40 di nebbia e da 10 di grandine, non mi dispiace per niente. Qui comincio ad incontrare vari gruppi di motociclisti diretti al Pinguinos, tutti Spagnoli tranne un gruppetto di tre Francesi. Evidentemente gli stranieri sono già tutti sul posto. Quando finalmente, dopo una piccola deviazione, arrivo al raduno, incrocio un gruppo infinito di moto, evidentemente il motogiro organizzato. La tentazione di unirmi è forte, ma visto che è ancora pomeriggio e c’è il sole, decido che sia più saggio iscrivermi, piantare la tenda e mettere ad asciugare la tuta da pioggia e i copristivali. Parcheggio la moto davanti al banco delle iscrizioni. Sono passate 20 ore (anzi, 19 e 59 minuti, come da foto...) e 1805 km da quando sono partito.
La vista del Pinguinos però mi ripaga subito della fatica: il raduno è immenso, ci sono motociclisti dappertutto, nonostante il motogiro sia in corso. Oltretutto c’è un sacco di gente che ancora sta arrivando. Ecco la fila al banco delle iscrizioni:
L’iscrizione costa 20 euro, un prezzo più che giustificato dai gadgets e dai vari omaggi, tra aperitivi, cena, brodo, ecc. Purtroppo la maggior parte dei rinfreschi andavano consumati in occasione dei motogiri, quindi a me restano solo un bicchiere di vino, una tazza di brodo e la cena pinguinera da consumare.
Piantata la tenda e steso l’abbigliamento, mi faccio un giretto, il raduno è davvero gigantesco. Io mi sono iscritto come numero 18mila e rotti, ma dopo di me c’era ancora una fila interminabile, che è continuata fino a sera. Oltretutto le iscrizioni sarebbero state aperte anche Domenica. Fa un effetto strano, anche qui come all’Elefanten c’è un gran viavai di bikers indaffarati a portare legna e paglia, ci sono fuochi accesi dappertutto… ma invece della neve c’è il fango!
Ecco la mia fedele compagna di viaggio:
Mi metto a chiacchierare con un gruppetto di Italiani, con cui trascorro il pomeriggio e la sera in compagnia. Dopo cena, però, nonostante i concerti in programma sembrino molto interessanti, la stanchezza inizia a farsi sentire, ed è bene dormire un po’ prima di affrontare il viaggio di ritorno. Vado quindi a coricarmi molto presto, intorno alle 21.
“Furbescamente” avevo appoggiato i calzini da notte sopra al casco bagnato, e si sono inzuppati di acqua. Come li indosso, a contatto con i miei piedoni caldi, sprigiono una bella nebbiolina dentro alla tenda…
Per un attimo mi chiedo se sia il caso di dormire, per la prima volta in vita mia, senza calze. Ma alla fine, noi Mantovani siamo abituati all’umidità, ed entro nel sacco a pelo con i piedi “in umido”!
La sveglia è puntata per le 5 di Domenica mattina. Quando suona mi rendo conto di aver dormito profondamente tutto il tempo, nonostante la musica, le sgasate, le urla e i piedi inzuppati!
In fretta e furia raccolgo le mie cose e smonto la tenda. I vicini sono ancora svegli, stanno bevendo seduti attorno al fuoco. Gentilmente mi concedono di vestirmi al calore delle fiamme, ed in cambio dello spettacolo della vista del mio corpo in mutande, mi offrono un goccio di brulé.
La moto si presenta abbastanza infreddolita… d’altra parte l’avevo avvisata, tutti e due nella tenda non ci saremmo stati, e qualcuno doveva per forza dormire fuori…
Parto alle 5:40, esattamente 35 ore dopo aver lasciato la mia casa e 15 dopo essere arrivato al raduno. Stavolta ho dormito, quindi spero di tenere una media un po’ più sostenuta. E così è.
Sia all’andata che al ritorno ho fatto 9 soste per il rifornimento carburante. In entrambi i casi sono sia partito che arrivato con la moto in riserva. In effetti a velocità sostenuta la Banditona beve molto, ma sarei ipocrita a disprezzarla per questo, visto che anche io ho lo stesso vizio…
Arrivo a casa senza intoppi alle 21:23. Al ritorno faccio un po’ meno km che all’andata, solo 1782. In effetti all’andata mi sono incasinato, ho sbagliato uscita e ho fatto un giro un po’ largo da Valladolid per arrivare al paesello di Simancas finché non ho incrociato il motogiro e trovato il raduno, e questo giustifica la ventina di km di differenza.
In totale i km fatti nel weekend sono 3589, in 50 ore e 43 minuti. Un bel regalo per la motina, che proprio in quel weekend ha compiuto 2 mesi e ha raddoppiato i km percorsi nella sua vita!
Che dire… il raduno è davvero molto bello, sono felice di esserci andato... ma credo che la prossima volta lo rifarò, se capiterà l'occasione, nel modo più tradizionale, ovvero spezzando il viaggio in più tappe. Soprattutto perché è
un vero peccato attraversare posti stupendi senza quasi poterli vedere...
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